L’intreccio tra politicizzazione della religione ed esasperato comunitarismo ha portato a una spirale di scontri tra indù e musulmani in India

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:11:22

India. In un tessuto culturale caratterizzato da armonia e tolleranza sono entrati in azione fattori di violenza, esplosa con particolare virulenza dopo la partizione del 1947. L’intreccio tra politicizzazione della religione ed esasperato comunitarismo ha portato a una spirale di scontri tra indù e musulmani.

 L’11 settembre 1893 Sri Vivekananda pronunciò presso il World Parliament of Religions di Chicago un discorso memorabile. Come rappresentante delle tradizioni religiose e culturali dell’India, Vivekananda esprimeva la speranza che tutte le religioni del mondo, in quanto strade diverse per raggiungere lo stesso Dio, potessero collaborare e vivere in armonia. Le sue parole inauguravano una nuova era di tolleranza religiosa e armonia:

Sono orgoglioso di appartenere a una nazione che ha accolto perseguitati e rifugiati di tutte le religioni e di tutte le nazioni della terra[1].

Egli esortava il suo uditorio a iniziare un nuovo capitolo nella storia umana fondato sul rispetto reciproco e sulla tolleranza:

Il settarismo, la bigotteria e il loro orribile frutto, il fanatismo, si sono impossessati di questa splendida terra per lungo tempo. L’hanno riempita di violenza e intrisa di sangue umano, hanno distrutto civiltà e fatto cadere nella disperazione intere nazioni. […] Mi auguro con tutto il cuore che la campana che questa mattina ha suonato in onore di questo congresso sia la campana a morto di ogni fanatismo e di ogni persecuzione, sia essa condotta con la spada o con la penna[2].

Sua fonte d’ispirazione erano alcune parole tratte dalla Bhagavad Gita, uno dei libri sacri dell’Induismo:

Qualunque strada percorrano gli uomini / è la mia strada: / non importa dove camminano / quella strada conduce a me[3].

Questa tradizione spirituale fu anche il cardine della filosofia del Mahatma Gandhi e del suo impegno per l’indipendenza dell’India. Con il suo stile di vita, le sue azioni e i suoi discorsi, il Mahatma Gandhi ha ispirato un modo di vivere completamente estraneo alla violenza. La fonte della sua forza risiedeva in queste parole, come lui stesso ebbe a dichiarare:

La non violenza è una forza attiva del più alto ordine. È la forza dell’anima o il potere di Dio dentro di noi. La non violenza è un credo immutabile che dev’essere perseguito di fronte della violenza che infuria attorno a voi». Gandhi proseguiva dicendo che una fede viva nella non-violenza «è impossibile senza una fede viva in Dio. Un uomo non violento non fa nulla se non per la potenza e la grazia di Dio[4].

La stoffa dei popoli asiatici Senza partecipare di questa impostazione ultimamente sincretista, l’Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia sottolinea la ricchezza delle tradizioni religiose dell’Asia e individua alcuni valori specificamente asiatici che, naturalmente, sono anche indiani. I popoli dell’Asia sono fieri dei loro valori religiosi e culturali, come l’amore per il silenzio e la contemplazione, la semplicità, l’armonia, il distacco, la non violenza, ilcontinua a leggere

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Per citare questo articolo

 

Riferimento al formato cartaceo:

George Alencherry, La laicità indiana contro il fondamentalismo, «Oasis», anno X, n. 20, dicembre 2014, pp. 56-59.

 

Riferimento al formato digitale:

George Alencherry, La laicità indiana contro il fondamentalismo, «Oasis» [online], pubblicato il 28 gennaio 2015, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/la-laicita-indiana-contro-il-fondamentalismo.

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