Le rivolte del 2011 sono state anticipate da una profonda trasformazione delle società arabe. Alcuni trend, però, ora indicano una variazione di rotta, mentre si profilano all'orizzonte anche gli effetti devastanti della pandemia di coronavirus

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 10:02:47

Le rivolte del 2011 sono state anticipate da una profonda trasformazione delle società arabe. In particolare, la diminuzione del tasso di fecondità, a cui è seguito un aumento del tasso di alfabetizzazione, ha indotto una serie di mutamenti che hanno finito per riverberarsi anche a livello politico. Da qualche anno, gli stessi indicatori segnalano una possibile inversione di rotta. Allo stesso tempo si profilano all’orizzonte gli effetti devastanti della pandemia di coronavirus.

 

Questo articolo rischia di diventare rapidamente obsoleto a causa degli imprevedibili sconvolgimenti degli ultimi mesi. La pandemia di Coronavirus che imperversa in tutto il mondo non ha risparmiato il mondo arabo, benché la sua gravità epidemiologica (incidenza di contagio, mortalità, etc.) sia lungi dal raggiungere i picchi toccati altrove, in particolare in America e in Europa. I Paesi arabi si differenziano inoltre per l’intensità con cui sono stati colpiti dalla malattia, alcuni essendo stati meno toccati di altri per ragioni solo parzialmente messe in luce.

 

D’altro canto, se in quest’area la pandemia e la sua mortalità sono state relativamente moderate, le loro conseguenze economiche, sociali e politiche saranno devastanti. Probabilmente più a queste latitudini che nei Paesi sviluppati. Mi pare quindi opportuno, una volta guadagnato un sufficiente distacco, studiare gli effetti della demografia sulle società arabe in tre tempi anziché due: la fase della transizione demografica, quella della contro-transizione e infine quella del ritorno alla transizione, trainata questa volta dalla povertà (poverty-led transition).           

Demografia ed evoluzione politica   L’idea che vi siano delle correlazioni tra demografia ed evoluzione politica non è nuova. Essa ha assunto tutta la sua rilevanza da quando Samuel Huntington, il famoso politologo americano, ha reso popolare il concetto di clash of civilizations (“scontro di civiltà”), collocandolo sin dall’inizio in un contesto conflittuale, e non uno qualunque: l’opposizione tra l’Occidente cristiano e l’Icontinua a leggere

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