Dallo scoppio delle rivolte del 2010-2011, gli episodi di protesta sono diventati una costante in diversi Paesi arabi. Ma quali sono i fattori demografici che determinano la partecipazione cittadina alle manifestazioni di piazza?

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 10:02:26

Dallo scoppio delle rivolte del 2010-2011, gli episodi di protesta sono diventati una costante in diversi Paesi arabi. Ma quali sono i fattori demografici che determinano la partecipazione alle manifestazioni di piazza? L’analisi quantitativa dei dati raccolti dall’Arab Barometer individua principalmente tre indicatori: il genere, l’età e l’istruzione. E smentisce la narrazione secondo la quale le rivolte sarebbero movimenti composti dai gruppi sociali più poveri contro i gruppi più ricchi.

 

Dalla fine del 2010, quando in Tunisia sono scoppiate le prime manifestazioni di piazza in seguito all’auto-immolazione di un giovane venditore ambulante, i movimenti di protesta sono diventati una costante della regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa). Nel 2011, la speranza iniziale di transizioni democratiche pacifiche si è rapidamente trasformata nel timore di una crescente instabilità, di guerre civili e di un’ascesa islamista[1]. Per questo motivo, negli anni successivi una parte della comunità internazionale ha sostenuto – o almeno tollerato – i tentativi dei principali regimi della regione di consolidare il loro potere autoritario, evitando così ulteriore instabilità[2]. Tuttavia, questi tentativi hanno avuto scarso successo. Negli ultimi anni sono scoppiate nuove ondate di protesta, culminate nei movimenti di massa del 2019 che hanno messo fine alle decennali presidenze di Omar al-Bashir in Sudan e di Abdelaziz Bouteflika in Algeria e scosso lo status quo politico in Libano e in Iraq.

 

Questo articolo punta a offrire un raro esempio di indagine quantitativa delle caratteristiche della partecipazione alle proteste nel mondo arabo nell’ultimo decennio, utilizzando i dati dei sondaggi relativi alla terza e alla quinta rilevazione dell’Arab Barometer. Il tempo intercorso tra queste due tornate – i dati della prima sono stati raccolti nel 2012, ma sono riferiti alle proteste del 2011, mentre i dati della seconda sono stati raccolti tra la seconda metà del 2018 e la fine del 2019[3] – copre quasi un decennio dall’inizio della Primavera araba. Nello specifico, questo articolo analizza il ruolo dei parametri demografici inclusi nei sondaggi quali determinanti della partecipazione alla protesta e la loro evoluzione dal 2011 al 2019, con l’obiettivo di tracciare un profilo demografico dei manifestanti nella regione.

Metodologia   La partecipazione alle proteste è analizzata in sette Paesi dell’area MENA – Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Sudan, Giordania e Libano – selezionati sulla base di due criteri. In primo luogo, i dati relativi a questi Paesi sono disponibili sia per la terza che per la quinta rilevazione dei sondaggi dell’Arab Barometer. In secondo luogo, in tutti e sette i Paesi si sono verificati dei significativi movimenti di protesta nel 2011 e/o ncontinua a leggere

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